75 anni di Eurometal: dialogo con la filiera, Cbam e decarbonizzazione

Da Julius, Adam e Marcegaglia appello alla coesione nel dialogo con le istituzioni Ue

Eurometal, l’associazione europea che rappresenta i distributori, i trader e i centri servizi siderurgici, ha festeggiato questa settimana a Lussemburgo i suoi 75 anni. Per l’occasione, ha organizzato una conferenza incentrata sulle sfide della siderurgia europea e della sua filiera della distribuzione e lavorazione.

Alexander Julius, presidente di Eurometal, ha aperto i lavori sottolineando la necessità di parlare con una voce unica alle istituzioni europee. Un appello alla coesione raccolto anche da Henrik Adam, presidente di Eurofer (l’associazione dei produttori siderurgici europei), che ha avvertito che il rischio di deindustrializzazione in Europa è reale. «Abbiamo bisogno di mandare messaggi chiari e semplici come filiera – ha aggiunto Adam –. Il declino della siderurgia europea non deve essere inevitabile». Sulla stessa linea anche Antonio Marcegaglia, presidente e Ceo di Marcegaglia Steel, che dal palco ha ribadito l’importanza della collaborazione tra produttori, distributori e trasformatori.

Durante l’evento si è discusso molto di Cbam, il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere che entrerà pienamente in vigore nel 2026. Secondo Julian Verden di Stemcor, le autorità fisseranno un benchmark per le emissioni nella produzione di acciaio a 1,4 tonnellate di COâ‚‚ per tonnellata di acciaio. Se questo sarà lo standard utilizzato, sarà probabile che il sovrapprezzo che dovrà affrontare chi importerà coils a caldo (HRC) da inizio 2026 si aggirerà intorno ai 50-60 euro la tonnellata (tenendo in considerazione una media di 2,1 tonnellate di COâ‚‚/tonnellata di acciaio). L’effetto sarà dunque inflattivo sul fronte dei prezzi europei.

Henrik Adam di Eurofer ha spiegato che il Cbam può rappresentare tanto una leva di supporto quanto una minaccia per l’industria siderurgica europea; per questo «bisogna trovare in fretta una soluzione» per togliere la possibilità di aggirare le regole, salvaguardare le esportazioni europee ed evitare l’effetto di delocalizzazione di settori utilizzatori dell’acciaio fuori dall’Europa.

Infine, si è parlato di decarbonizzazione della produzione siderurgica, un trend che nonostante qualche rallentamento continuerà ad essere centrale nelle strategie europee. Guido Kerkhoff, amministratore delegato di Klöckner, ha mostrato alcuni calcoli secondo cui l’utilizzo di acciaio verde può contribuire significativamente alla riduzione delle emissioni nei prodotti finiti, come auto, elettrodomestici e turbine eoliche, con un impatto marginale sul prezzo finale. Nel caso di un’automobile, l’utilizzo di acciaio decarbonizzato (anche se con un costo maggiorato del 50%) avrebbe un impatto sul prezzo finale di un veicolo inferiore all’1%. Per una lavatrice, l’incidenza sarebbe di circa il 3,6%. «L’acciaio è un prodotto conveniente rispetto ad altri metalli e può essere decarbonizzato – ha aggiunto Kerkhoff –. Nel 2030 ci aspettiamo che la domanda di acciaio decarbonizzato sarà superiore all’effettiva disponibilità sul mercato, dopodiché la disponibilità aumenterà sia dall’Europa che da altre fonti».

E. N.

siderweb.com